È un significativo esempio d’architettura romanica lombarda e capolavoro dei maestri comacini. Sorse al posto della chiesa paleocristiana intitolata ai Santissimi Apostoli, il cui perimetro è segnato sull’attuale pavimento da fasce di marmo nero, ed è dedicata al patrono della città, quarto vescovo di Como.
L’edificio fu cattedrale della città sino al 1013 quando questo titolo venne trasferito alla chiesa di Santa Maria Maggiore, poi demolita per far posto al Duomo.
La chiesa che vediamo fu costruita fra il 1050 e il 1085 dai monaci benedettini e fu consacrata dal papa Urbano II nel 1095.
Il tempio, che presenta elementi di affinità con le culture d’oltralpe, ha subito nei secoli manomissioni e diversi restauri, ma i ripristini del secolo scorso e quelli del 1936, gli hanno restituito la forma originaria.
Si presenta con una facciata severa e disadorna, scandita da robuste lesene che posano su quattro colonne già appartenute al quadriportico a due piani aggiunto tra il XII e il XIV secolo e successivamente eliminato. Due campanili incorniciano l’abside centrale, le cui monofore sono ornate da rilievi a motivi floreali, zoomorfi e geometrici. Notevoli anche le sculture romaniche a bassorilievo che fregiano il portale.
All’interno la principale delle cinque navate, coperta da soffitto piano, è sorretta da alte colonne di conci con capitelli cubici smussati; le laterali sono divise da svelte colonne, alcune monolitiche, di granito, meno una di cipollino, e coperte da soffitto a capriate. Nel pavimento è segnato, con fasce di marmo nero, il perimetro della precedente chiesa.
La basilica fu soggetto di notevoli lavori di restauro che portarono alla luce una serie d’affreschi della metà del Trecento. I principali riquadri rappresentano la vita di Cristo; nella volta, -Cristo tra Maria e Giovanni, Pietro e Paolo-, nelle lesene e nelle sottocolonne, -i Re della stirpe davidica, Profeti e Santi-.
Sotto l’altare maggiore si conservano le reliquie del patrono.
|