Basilica di San Nicolò

È la basilica principale della città ed è dedicata al patrono dei naviganti. Fu costruita con impianto neo classico, datole dall’architetto Giuseppe Bovara, su una preesistente chiesa del Richini che a sua volta modificava un tempio romanico della fine del secolo XI.

Da alcuni studi si sa che il primo nucleo era grande circa come la navata centrale dell’attuale basilica e lungo fino all’altare maggiore. Era diviso in tre navate, in fondo alle quali sorgevano tre cappelle con altari. Prima dell’altare maggiore s’innalzava una cupoletta e ai lati il soffitto era alto, come per dare alla chiesa la forma di una croce.
La parte della chiesa romanica meglio conservata è la facciata meridionale. Il primo documento scritto in cui si parla della chiesa è datato 1252, si sa, inoltre, che nel 1283 il campanile serviva anche da torre. La cappella dove c’è oggi il fonte battesimale era originariamente un atrio, aperto sulla via con due grandi archi. Nel secolo successivo l’atrio duecentesco venne chiuso e trasformato in una cappella dedicata a S. Antonio Abate. Circa alla metà del settecento questa cappella fu tagliata in due: verso la navata centrale della basilica venne lasciato un altarino, mentre la parte retrostante fu adibita a deposito di ceri.

Solo nel 1955 apparvero sotto le imbiancature le vestigia d’alcune pitture, poi restaurate. Infine la cappella fu adibita a battistero.

La più antica è dell’inizio del ‘300, le altre sono della fine (figure di santi e di un’Annunciazione), meglio conservate sono alcune immagini di una Deposizione.
Nella volta sono raffigurate due serie di sei scene ciascuna d’episodi della vita di S. Antonio Abate. Purtroppo parte di queste è irrimediabilmente rovinata. Gli affreschi di Lecco appartengono ad un gusto giottesco. Sul perimetro di questa cappella è impostato il vecchio campanile, costruito probabilmente nel XV sec. mentre la loggia è stata aggiunta nel secolo dopo.
Nel 1596 inizia un’opera di ricostruzione della basilica, al posto della cappella di S. Pietro Martire si realizza il battistero e si costruisce anche una nuova sacrestia. Solo tra il 1652 e il 1660 si compirono i restauri della facciata, del campanile e si costruiva una nuova scalinata. Dal 1617 era terminata una cappella dedicata a S. Carlo e nel 1622 s’iniziava quella della Madonna del Rosario, dal momento che la facciata non era stata ancora terminata, tramite un concorso, venne designato Antonio Maria Fontana, che vi lavorò tra il 1768 e il 1774, arrivando ad una veste neoclassica, con frontone sorretto da sei colonne corinzie. I lavori eseguiti fin ora, non avevano sostanzialmente modificato l’impianto primitivo e solo nel 1824 si arrivò all’idea di un ampliamento o di una chiesa completamente nuova, verso l’attuale Piazza Garibaldi.
Venne contattato l’arch. Giuseppe Bovara, che aveva già provveduto alla modifica dell’altare maggiore. Si dovette lavorare in economia e in modo da non impedire le funzioni. Nel 1838 le cappelle erano finite, nel ’45 dopo aver ancora escluso l’ipotesi di una chiesa nuova, il Bovara disegnò la navata centrale e il vestibolo. Nel 1853 furono rimosse le antiche colonne, si costruì la gran volta a cassettoni, nel ’62 s’ingrandì l’abside. La facciata fu terminata solo nel 1883 dall’ing. Giovanni Maria Stoppani, su disegno del Bovara, il quale morendo aveva donato alla chiesa il torrione di sua proprietà per farne un campanile, ma la realizzazione fu ultimata solo fra il 1902 e il 1904, su progetto di Gattinoni, con una cuspide neogotica. La basilica oggi si presenta come un organismo grandioso (lunga 80 m. e larga 30), ma non unitario.

Le decorazioni

La navata centrale ha una veste neo classica. Fra le semicolonne delle prime arcate Casimiro Radice (1834-1906) ha affrescato 10 riquadri con scene evangeliche. La cupola è opera del Morgari (fine anni ’20) e rappresenta l’apoteosi della Madonna del rosario. Sulle pareti sottostanti sono dipinte le predicazioni di S. Stefano e il miracolo simbolico della trinità compiuto da S. Nicolò al Concilio di Nicea. Sono dello stesso autore le cupolette delle navate laterali con scene della vita di Cristo. La Via Crucis della basilica è formata da 14 pannelli di bronzo creati da Manfrini tra il 1968-69. Il paliotto dell’altare maggiore è in bronzo e raffigura l’Ultima Cena di Leonardo.
Questa la sequela delle cappelle: di S. Giuseppe, del Rosario, del Crocefisso, di S. Guida, di S. Carlo e Nicolò, l’altarino dell’Addolorata e la cappella del battistero.
La vecchia sacrestia è stata restaurata nel 1967 da Bruno Bianchi, che ha provveduto anche ad altri lavori nella basilica, come la costruzione nel ’62 della sacrestia nuova. Le porte principali (Le porte della Misericordia) sono realizzate con formelle di bronzo. Sono opere dello scultore Enrico Manfrini e sono state ultimate nel 1975.


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